Scegliamo lo schieramento in campo

Per comprendere il concetto di diversificazione, dobbiamo ripartire dalla squadra di cui siamo da poco diventati presidenti. Abbiamo il titolo sportivo, ora dobbiamo costruire il resto, a partire dall’acquisto dei singoli giocatori. Prima di sceglierli, però, dobbiamo nominare un allenatore. Per affrontare un’intera stagione, infatti, abbiamo bisogno di qualcuno che condivida i nostri stessi obiettivi, che sia disposto a lottare per raggiungerli e soprattutto che sia in grado di esaltare le caratteristiche dei giocatori che acquisteremo. Si tratta di un chiaro richiamo al tema della pianificazione affrontato nel precedente articolo. Abbiamo definito gli obiettivi di rendimento del nostro portafoglio, sappiamo il rischio massimo che siamo disposti a correre, abbiamo stabilito il budget a disposizione. Il nostro allenatore dovrà semplicemente rispettare queste regole e schierare la squadra in campo, cercando di adattarsi all’avversario ed al momento, che in finanza si traduce col definire l’allocazione strategica e tattica, temi che renderemo più semplici più avanti.

Ripartiamo dalla diversificazione e iniziamo a costruire la nostra squadra. In primo luogo dovremo scegliere i portieri. In una squadra di calcio si tratta di un ruolo estremamente delicato, forse il più importante per dare equilibrio a tutto il gruppo. In finanza i portieri rappresentano la liquidità. Nel calcio un buon portiere non è solo colui che mette al sicuro la porta dagli avversari, ma è anche in grado di guidare la difesa e, per riflesso, l’intera squadra, grazie alla posizione privilegiata dalla quale osserva lo schieramento in campo. Nei momenti difficili, poi, ci si affida al portiere come “ultimo uomo”, cioè l’unico a poter interrompere l’azione avversaria e trasformare un pericolo di sconfitta in una opportunità di ripartenza. Nel nostro portafoglio la liquidità servirà proprio a questo. Immaginate di aver pianificato i vostri investimenti, di aver pensato a tutto e di aver programmato le vostre strategie per i prossimi 5 anni. All’improvviso un imprevisto rischia di mettere a repentaglio le vostre scelte. L’auto che per tanti anni vi ha permesso di gestire i vostri impegni, vi lascia per strada e dovete necessariamente affrontare la spesa di un nuovo acquisto. Se siete stati attenti alla fase della pianificazione, il vostro portiere, cioè la liquidità, vi permetterà di far fronte all’imprevisto senza dover rivedere i vostri piani. Gli imprevisti accadono di frequente, ma non sappiamo mai quando e quanto ci costeranno: avere un margine di liquidità ci permetterà di ridurre al minimo le nostre perdite e di poter continuare in modo tranquillo a fare le nostre scelte. In una squadra, poi, i portieri sono di solito 3: un titolare scelto come garanzia di sicurezza, un secondo portiere di esperienza pronto a sostituirlo in caso di necessità e un terzo giovane portiere che cresce osservando gli altri due e che solo in caso di estrema necessità vedrà il campo, ma comunque dovrà sempre essere pronto a questa evenienza. Nei nostri investimenti questo significa che, piuttosto di avere tutta la liquidità bloccata e non in grado di generare alcun rendimento, con il rischio nel tempo di perdere valore per l’aumento dei prezzi (cioè l’inflazione), potremo scegliere di mantenere una parte di quella cifra in investimenti a brevissima scadenza (max 6 mesi) che ci consentano di avere un minimo rendimento, ma ci garantiscano di poter  entrare in campo se la liquidità del conto non dovesse essere sufficiente a coprire un imprevisto. Il ruolo della liquidità, inoltre, non si esaurisce nell’attività di protezione ma può trasformarsi anche in una grande opportunità. Immaginate che il nostro terzo portiere, non ancora maggiorenne, si ritrovi a dover debuttare in una partita importante. L’esordio è dei migliori, tante parate e una prestazione da veterano. Risultato? Il suo valore salirà e avremo a disposizione un possibile titolare per il prossimo anno. Nel nostro portafoglio, la liquidità ci servirà anche a sfruttare queste occasioni che il mercato propone, cercando di ottenere un ulteriore guadagno o semplicemente di migliorare la composizione dei nostri investimenti.

Momento successivo, quindi, è costruire la nostra difesa. Anche qui le formazioni di calcio si basano su alcune certezze e prevedono poi una infinità di varianti. Nella più classica delle formazioni, si difende in quattro, con due centrali e due terzini, i primi impegnati principalmente in compiti difensivi, i secondi pronti a supportare le fasi d’attacco senza mai dimenticare il loro ruolo di protezione della porta. Nel nostro portafoglio, dunque, dovremo disegnare la nostra difesa con dei titoli che ci diano delle certezze di rendimento, per fare un esempio le classiche obbligazioni con cedole fisse e poi degli strumenti che pur garantendo il capitale ci diano l’opportunità di cogliere delle occasioni di maggior risultato, ad esempio obbligazioni a tasso variabile o certificati di investimento protetto. È chiaro che la scelta dei singoli strumenti dovrà sempre passare attraverso le valutazioni del nostro allenatore. Se la sua pianificazione iniziale prevede una difesa molto bloccata, cercheremo di acquistare degli strumenti che ci garantiscano cedole periodiche  fisse, magari utili a finanziare le spese di tutti i giorni, limitando gli altri strumenti ad una parte residuale del portafoglio. Un buon allenatore, infatti, deve saper adattarsi alla situazione di gioco ed all’avversario, deve cioè conoscere il mercato cercando per quanto possibile di fare delle previsioni, ma non deve mai dimenticare di rispettare la propria idea di gioco. Lasciarsi trascinare dalle opportunità d’attacco, infatti, può lasciar scoperta la difesa e farci andar incontro ad una sconfitta certa, che in finanza corrisponde ad una perdita di denaro. Se l’obiettivo è una salvezza tranquilla, forse gestire un buon pareggio può essere più importante di attaccare e rischiare una sconfitta. Nella nostra formazione, inoltre, saranno importanti anche le riserve. Dovremo essere bravi a costruire il portafoglio cercando strumenti simili ai nostri titolari, con delle piccole variazioni che ci permettano di avere il cambio giusto a partita in corso. Spesso, infatti, si cade nell’errore di intendere la diversificazione semplicemente come l’acquisto di titoli diversi, senza approfondire in cosa consista quella diversità. Accade così di costruire una intera difesa con titoli di stato, magari con scadenza simili, che staccano cedole negli stessi periodi. Il risultato è lo stesso che si avrebbe acquistando solo difensori mancini sperando che l’avversario non li attacchi sul piede “debole”. Una buona difesa, invece, è costituita da giocatori fisici e da altri scattanti, da mancini e destrorsi, da giocatori lenti che sanno impostare e da giocatori veloci che corrono nello spazio. La diversificazione, dunque, non è altro che dividere il rischio di errore nella scelta fatta su più strumenti per permetterci di avere sempre una soluzione in grado di compensare con dei risultati positivi le eventuali perdite generate da altre posizioni.

Passiamo, così al nostro centrocampo. Chi si intende di calcio spesso sostiene che una buona squadra possa essere sintetizzata attraverso il suo centrocampo. È questa infatti la zona dove vengono giocati il maggior numero di palloni, dove si fornisce supporto alla difesa, ma al tempo stesso si creano le basi per ogni attacco verso la porta avversaria. Seguendo la logica già descritta, dunque, le scelte fatte a centrocampo devono rispettare quanto più è possibile le regole di una buona diversificazione, ma si deve anche fare un passo ulteriore cioè affidare ai nostri centrocampisti la responsabilità di guidare il nostro portafoglio verso l’obiettivo pianificato. Ritorna, dunque, fondamentale il ruolo del nostro allenatore. Possiamo scegliere di puntare su strumenti che hanno bisogno di tempo per raggiungere determinati risultati o cercare di velocizzare questo processo attraverso un uomo esperto, capace di far ripartire la squadra da situazioni di difficoltà grazie ad un dribbling davanti alla difesa o con un lancio lungo che inneschi una ripartenza. Entrambe le scelte, ovviamente, nascondo dei rischi che devono essere considerati. Un giocatore esperto, infatti, è nella fase conclusiva della sua carriera, offre prestazioni che possono risentire dell’età e sicuramente richiederà dei costi di acquisto più elevati. Nel nostro portafoglio sono questi gli strumenti che compriamo quando un mercato sta già garantendo dei buoni risultati e noi ci entriamo sperando che continui così. Scegliamo dunque di pagare un prezzo più alto nella convinzione che quella salita prosegua e con la speranza di guadagnarci durante o di riuscire a prevedere il momento in cui uscire in guadagno. Si tratta di valutazioni che possono riguardare anche periodi di tempo abbastanza brevi e che servono a garantirci rendimenti più alti. Scelta rischiosa, dunque, che deve essere accompagnata da una necessaria diversificazione delle strategie. Ci serviranno infatti, compagni di reparto giovani e freschi, capaci di intervenire nel caso di giocate sbagliate del nostro regista, pronti a ripartire ed a sfruttare anche le sue invenzioni. Come tutti i giovani, poi, si dovrà avere la pazienza di aspettarli, di accettare le oscillazioni di rendimento ed il conseguente rischio di non riuscire nel breve ad allinearsi all’obiettivo prefissato. Nel nostro portafoglio sono questi gli strumenti che deteniamo per periodi di tempo più lunghi (in media 5 anni) e che ci serviranno a far crescere nel tempo il valore dei nostri investimenti. L’unico errore da non commettere, per una corretta diversificazione, è proprio quello di non rispettare queste scadenze. Durante il percorso, infatti, potremmo ritrovarci con rendimenti molto più bassi di quanto preventivato e vendere in quella fase può portarci a dover sopportare importanti perdite. Se abbiamo ben pianificato i nostri obiettivi, saremo sicuramente in grado di resistere a questa tentazione aspettando che i nostri giovani talenti ci diano le dovute soddisfazioni.

Scelta finale è poi quella degli attaccanti. Qui i posti a disposizione sono pochi e ancor meno quelli disponibili in campo. La scelta dunque è complessa, ma non si può dimenticare che l’obiettivo finale  di una squadra è quella di vincere e per farlo servono i gol degli attaccanti. Impossibile definire tutte le possibili combinazioni di tecnica o abilità individuali che orientano la scelta verso questo o quell’attaccante. Il livello di rischio è ,quindi, più elevato ma se saremo stati bravi a costruire il resto della squadra, riusciremo a sopportare anche le possibili perdite legate a tali strumenti. Va chiarito che non è necessario aumentare eccessivamente il livello di rischio, soprattutto se gli obiettivi che ci siamo dati ad inizio stagione non sono eccessivamente ambiziosi. Non bisogna commettere l’errore, dunque, di voler perseguire gli stessi rendimenti di chi è disposto a rischiare più di noi per ottenerli. Una scelta rischiosa infatti, andrebbe misurata non nell’obiettivo di guadagno(che può anche essere illimitato), ma dalla massima perdita che si è disposti a sostenere. Un attaccante in grado di segnare tanti gol in una stagione, magari di essere il capocannoniere, può avere un costo altrettanto elevato ed in alcuni casi eccessivo se non siamo in grado di sopportare una sua stagione flop. In questo reparto, inoltre, possiamo anche scegliere un singolo strumento che investa in un mercato con forti prospettive di crescita ma dai rendimenti incerti. Si tratta del classico talento della primavera che non ha mai debuttato in prima squadra ma che potrebbe rivelarsi l’uomo in più per l’intera stagione. Un singola scelta rischiosa, ben ponderata, all’intero di un portafoglio più ampio e ben diversificato può essere una soluzione vincente per raggiungere risultati inaspettati.

Appare chiaro che il concetto di diversificazione è molto più complesso del semplice acquistare strumenti diversi. Un portafoglio di soli titoli di stato non è una scelta corretta allo stesso modo di un portafoglio totalmente azionario. Essere esposti ad un singolo rischio, infatti, significa non poter modificare le proprie strategie o ancor peggio vendere ,in caso di necessità, gli strumenti in portafoglio andando incontro a delle perdite. Ogni strumento deve avere il suo ruolo in campo e deve essere chiaro sin dall’inizio. Massima libertà invece, nel cercare di adattarsi alla situazione di mercato trasformando una scelta difensiva in una opportunità di guadagno nel breve periodo. Per farlo, però, è necessario aver scelto un buon allenatore che abbia ben chiari i propri obiettivi, perché sarà nei momenti difficili e con rendimenti negativi che quelle valutazioni giustificheranno la lucidità di aspettare un momento migliore piuttosto che liquidare in perdita, se non necessario.

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